FEDERICO MARCOALDI

Federico Marcoaldi

La mia storia

Federico Marcoaldi nasce a Bolzano nel 1973, cresce tra Pisa e Vicenza. Oggi vive a Milano e all’interno del suo atelier, nel cuore della Lambrate vecchia, si dedica alla scultura.

“Durante l’adolescenza scrivevo, pensieri, poesie, sul Mondo, sulle mie paure. Talvolta accompagnavo le parole con delle forme per accentuare il senso delle cose. Fino a quando sono arrivato a un punto di svolta in cui le parole non bastavano più per esprimere i toni e i colori dei miei incubi, dei miei sogni. Ho così dato più peso alle forme e ai colori. Con gli anni ho iniziato a sperimentare tecniche e strumenti diversi. Negli anni 90 mi sono avvicinato al writing, perché potevo realizzare i miei piccoli disegni in grandi opere e fino al 2001 ho continuato a raccontare e a raccontarmi sui muri della città di Milano.

Nel 2003 conosco il maestro Pasquale Santoro e decido di trasferirmi a Roma per frequentare il suo atelier. Nei due anni con lui ho acquisito un metodo di lavoro, ho imparato le regole e il processo da cui ancora oggi nascono le mie opere: idealizzare costruire e concretizzare.

Rimango a Roma fino a dicembre 2008 tra lavori saltuari e il mondo artistico romano, aprendo negli ultimi due anni un concept store, RGB46 nel cuore del Testaccio con Alessandro Gorla, dove si sono incontrati artisti delle varie discipline (musica, teatro, pittura, scultura, installazioni, cinema).

Dal 2009 sono rientrato a Milano e mi dedico alla mia produzione artistica nel mio atelier “Il bosco delle soluzioni”, che ho aperto nel 2011. “

Cosa provo quando produco arte

Metto a nudo i miei pensieri. Cerco di dare armonia a quella confusione di pensieri che si generano dentro di me. È un doppio percorso: da una parte do un volto ai miei incubi, dall’altra cerco di realizzare un’opera in cui le persone si sentano parte di essa, nel bene o nel male.
Lasciando al fruitore domande a cui trovare risposte dentro di sé attraverso il linguaggio della mia arte.
Il visitatore deve sentire la materia, toccare l’opera e cogliere la storia di ogni strato, di ogni passaggio.

Come nascono i moduli

Inizio con la scelta delle scatole (precedentemente rivestite di cartone) e immaginando una “Sin city” (fumetto di Frank Miller e poi film del 2005 di Tarantino) o una “Ghotam city” (batman), le incollo tra di loro. Poi rinforzo tutto rivestendo di ulteriore cartone, magari inserendo forme che ricordano il mio linguaggio.

Affido poi ad artisti e bambini i moduli perché possano dialogare con me realizzando i loro sogni

Perché un’opera collettiva?

Perché la collaborazione crea la sinergia necessaria per portare un messaggio forte di arte, di bellezza: 100 artisti e 100 bambini lo fanno sentire.

Ognuno dei 100 artisti e bambini vuole che la città SIA fatta così oppure vuole che la città NON sia fatta così. Non deve essere la città ideale, ma una città in cui ognuno si riconosce e non è detto che sia quella ideale.